Skip to main content
Consulenza

Lavoro in proprio: essere in regola con le lezioni private

By 18 Maggio 2022No Comments

Chi dà lezioni private, deve necessariamente aprire una partita Iva? E chi è già un insegnante della Pubblica Istruzione e impartisce ripetizioni nel pomeriggio, come deve comportarsi per essere in regola con il Fisco?

Le richieste di supporto online in questa direzione, da parte degli studenti e l’impennata del lavoro in proprio da casa, ad opera di tanti freelance, fa sorgere diversi dubbi al riguardo.

Ecco dunque un articolo dedicato alla posizione fiscale più opportuna per un docente che lavora in proprio, così da risultare in regola con il Fisco.

Lavoro in proprio: quando è necessario aprire la partita Iva per dare lezioni private

Senza dubbio è lo scoppio della pandemia, con le relative restrizioni che ha portato con sé, ad aver promosso il successo di tutta una serie di attività online.

Tra queste, il lavoro in proprio dell’insegnante di ripetizioni private, è una di quelle più gettonate.

Infatti, abbiamo assistito al proliferare delle piattaforme online dedicate proprio all’incontro tra domanda e offerta. E sono numerosi gli studenti che chiedono supporto, da questo punto di vista, anche per colmare le lacune che anni di Dad hanno lasciato dietro di sé.

Sarebbe errato però pensare che, qualche ora di ripetizione privata, impartita per arrotondare le entrate mensili, possa risultare esentasse.

A tal proposito, le disposizioni fiscali in materia sono molto chiare:

la Legge di Bilancio 2019 ha previsto che tutti i compensi derivanti da attività di docenza privata siano assoggettati ad una flat tax (ossia l’imposta fissa, sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali regionali) pari al 15%.

Se dunque il lavoro in proprio di ripetizioni private si svolge in maniera abituale, allora la regola vuole che sia necessario aprire una partita Iva.

Solo se si tratta di lavoro occasionale, è possibile ricorrere alla ritenuta d’acconto.

In questo articolo dedicato alla tematica, abbiamo già approfondito l’argomento, illustrando quali sono i comportamenti corretti da mettere in atto, per non incorrere in sanzioni da parte del Fisco.

Come aprire una partita Iva come docente freelance

Il fatto di aprire una partita Iva non comporta né spese considerevoli né lungaggini burocratiche.

In realtà è possibile svolgere l’operazione anche online, ottenendo in pochi minuti il proprio numero di partita Iva e a costo zero, nel caso si tratti di un libero professionista.

Semmai, i dubbi che possono insorgere riguardano le scelte da compiere per definire il proprio inquadramento fiscale. 

Ebbene sì perché, a partire dal giusto codice Ateco fino alla scelta più vantaggiosa in termini di regime fiscale al quale aderire, l’errore può costare caro.

Abbiamo trattato la tematica in questo articolo dedicato all’iter da seguire per aprire una partita Iva in Italia.

Ad esempio, per ciò che concerne il docente o tutor freelance, allora il codice Ateco consigliato è

96.09.09 (ovvero: Altre attività di servizi per la persona nca).

Il regime fiscale a cui di solito aderiscono i liberi professionisti è quello forfettario.

Infine, bisogna valutare anche l’aspetto previdenziale. A partire dai 5 mila euro annui di fatturato, è obbligatoria l’iscrizione dalla Gestione Separata Inps, per il versamento dei contributi.

A ogni modo, il consiglio è sempre quello di spendere qualche minuto di tempo nel consultarsi con un commercialista, dal momento che le scelte operate in questa fase hanno ripercussioni su tutte le tasse da pagare in futuro.

Lavoro in proprio e lavoro da dipendente: è sempre possibile?

La regola generale vuole che sia sempre possibile conciliare il lavoro in proprio, da libero professionista, con quello di lavoratore dipendente.

Infatti, in molti casi, il professore impiegato in una scuola pubblica oppure privata, integra il proprio stipendio con un’attività pomeridiana dedicata alle ripetizioni agli studenti, in presenza oppure online.

In entrambi i casi, risulta indispensabile l’apertura della partita Iva.

Questa è la prassi, da un punto di vista fiscale.

È però importante verificare che, da un punto di vista legale, ciò sia fattibile. Infatti, il contratto stipulato con la struttura privata potrebbe presentare delle clausole di fedeltà e non concorrenza.

È bene verificare che sussista la compatibilità del lavoro in proprio con quello principale.

Nella scuola pubblica, il dirigente scolastico va informato dell’esistenza della doppia attività lavorativa, più che altro per verificare che orari di lavoro e corretto svolgimento delle mansioni, in entrambe le attività, non entrino in conflitto.

Non è invece necessario informare il preside dell’integrazione svolta in privato, impartendo lezioni private, se il contratto di lavoro da dipendente risulta essere un part time inferiore al 50%.

Una gestione a parte, e per certi aspetti delicata, va alla flat tax, fissata al 15%, da parte del legislatore.

Alcune categorie di docenti freelance infatti sono escluse dal suo pagamento.

A tal proposito, il consiglio è di richiedere subito una consulenza, in maniera tale da valutare nello specifico il proprio caso e procedere così in maniera corretta, risultando in regola con le attuali disposizioni fiscali.

Leave a Reply