Cosa si intende, quando si parla di paradisi fiscali? È un argomento che emerge sempre in primo piano, nel momento in cui ci si interroga su dove conviene aprire una società all’estero.
Per quale motivo i paradisi fiscali sono così tanto ambiti da alcune società o imprenditori e altrettanto nel mirino, da parte del Fisco e dello Stato?
Facciamo chiarezza, a partire dalla definizione di paradisi fiscali, fino a presentarne le caratteristiche e le sanzioni per i trasgressori della legge.
Aprire una società all’estero: come funzionano i paradisi fiscali
Per definire i paradisi fiscali, possiamo affermare che si tratta di Paesi in cui, il regime fiscale vigente, prevede una tassazione così bassa da risultare quasi nulla, in alcune circostanze.
Questo è solo uno degli aspetti principali che caratterizzano un paradiso fiscale. Infatti, gli Stati che adottano questo genere di imposizione fiscale, consentono anche che le transazioni finanziarie effettuate non risultino trasparenti. Inoltre, non è previsto lo scambio di tali informazioni con altri Stati e questo permette di occultare tutti i movimenti di capitali.
Proprio per queste ragioni, molte società e imprenditori scelgono di trasferire i propri redditi in questi Paesi. In questo modo, riescono ad eludere il pagamento delle tasse invece previsto in Italia. Ma non solo.
In alcuni casi, questi capitali non sono neppure frutto di una reale attività di tipo economico e produttivo, ma si trasferiscono al semplice scopo di occultarli.
Il riciclaggio di denaro sporco è infatti uno dei motivi per cui si scelgono i paradisi fiscali.
Chi sceglie i paradisi fiscali e perché
Come abbiamo appena chiarito, i vantaggi di un paradiso fiscale sono molteplici e la finalità da poter perseguire è duplice.
Da una parte, c’è la grande multinazionale (ma anche la media impresa) che opta per il trasferimento degli introiti, in maniera tale da ridurre al minimo il pagamento dell’imposta dovuta, nel proprio Paese in cui invece è prevista (come l’Italia per l’appunto).
Dall’altra però, queste caratteristiche così appetibili attirano anche molte organizzazioni criminali, che hanno dunque la possibilità di nascondere i proventi delle loro attività illegali, proprio in questi luoghi paradisiaci, dal punto di vista fiscale.
Nessun tipo di reddito prodotto dunque ma solo denaro sporco da poter quindi riciclare. Infatti, il paradiso fiscale è “blindato” da punto di vista della trasparenza delle informazioni, aspetto che impedisce di poter risalire a chi ha materialmente eseguito tali operazioni finanziarie.
Questo aspetto costituisce terreno fertile per l’organizzazione criminale e il proliferare delle loro attività condotte illegalmente.
A questo punto, verrebbe da pensare che tutti gli imprenditori e le società usufruiscano di tali agevolazioni, dal momento che ciò permette di non pagare le tasse!
Ebbene, ovviamente non è così, dal momento che esiste una lista nera (la cosiddetta black list dei paradisi fiscali), che ovviamente interviene per arginare il fenomeno delle truffe ai danni dello Stato.
Ecco di cosa si tratta nel dettaglio.
Dove conviene aprire una società all’estero: quali sono i Paesi black list
Ma quali sono dunque i migliori paradisi fiscali dove conviene aprire una società all’estero?
Secondo il Financial Secrecy Index, il miglior paradiso fiscale al mondo è rappresentato dalle Isole Cayman (USA). Seguono gli Stati Uniti; la Svizzera e Hong Kong.
Procedendo ad attente valutazioni, si decide se un Paese rientra o no nella lista nera, in maniera da poter sanzionare chi approfitta illecitamente dei vantaggi che offre, dal punto di vista fiscale.
I parametri presi in considerazione sono:
- mancanza di imposte sui redditi delle imprese costituite nei propri territori
- nessun obbligo per le società costituite in tali ordinamenti giuridici, di svolgere un’affettiva attività d’impresa nei relativi territori
- poca trasparenza del sistema legislativo e amministrativo. È l’aspetto che, più di tutti, apre la porta non solo a privilegi in termini di ridotta tassazione dei redditi, ma soprattutto allo svolgimento di attività criminali
- assenza totale di scambio delle informazioni fiscali tra tali Paesi e gli altri Stati. Normalmente invece ciò è previsto per garantire la potestà impositiva, al fine di contrastare i fenomeni di evasione ed elusione fiscale internazionale.
La black list è in continuo aggiornamento, non solo da parte dell’Italia ovviamente, ma dall’intera Unione Europea. Ultimi aggiornamenti in merito vedevano addirittura la possibilità, per le isole Cayman, di uscire da tale lista, a seguito di piccoli interventi operati nel sistema, ma che in realtà servivano solo ad aggirare l’ostacolo.
Esiste anche una grey list (una lista grigia), in sostanza l’anticamera di quella nera.
Il sistema va ad arginare le truffe, innanzitutto tramite presunzione di esterovestizione. In pratica, anche se una persona trasferisce la residenza all’estero, l’Italia presume comunque che la sua attività fiscale sia rimasta sul territorio nazionale. Sta al contribuente, eventualmente, dimostrare con onere della prova, l’esatto contrario.
Detto questo, non è assolutamente vietato aprire una società all’estero offshore. Ma è indispensabile farlo seguendo i dettagli della fiscalità internazionale, a meno di non incorrere in rischi e sanzioni.
Richiedi pure una consulenza, per avere tutte le informazioni che riguardano la tua azienda!